Al momento stai visualizzando La fine del petrolio a basso costo e della crescita demografica

Ogni giorno, da decenni, l’umanità utilizza decine di milioni di barili di petrolio come fonte di energia o materia prima essenziale in una miriade di attività, in particolare nei trasporti che ne sono estremamente dipendenti, soprattutto quelli aerei e navali.

L’attenzione mondiale per gli avvenimenti sul mercato del petrolio è quindi massima e costante, ciononostante i principali media internazionali sembrano tuttora incapaci di spiegare all’opinione pubblica cosa sta avvenendo sul mercato del petrolio e cosa aspettarsi per il futuro.

Con questo articolo voglio quindi aiutare il pubblico di non addetti ai lavori a capire quale sia la situazione sulla base delle informazioni disponibili pubblicamente nel febbraio del 2024. Le implicazioni sono molto profonde per il futuro dell’economia mondiale.

C’è ancora tanto petrolio da estrarre, però c’è un problema

Il ruolo della finanza

Il petrolio non convenzionale made in USA si sta comunque esaurendo

E le auto elettriche?

La domanda di energia dei veicoli stradali gioca un ruolo cruciale nel mercato del petrolio sia per la sua dimensione assoluta sia perché ha continuato a crescere dal dopoguerra ad oggi tranne la breve pausa durante la pandemia Covid. Berman è convinto che l’impatto delle auto elettriche sarà modesto, ma io sono di tutt’altra opinione e ritengo di avere una maggiore conoscenza specifica del settore dei trasporti, nel quale sono attivo da oltre 20 anni, mentre Berman è un geologo esperto di idrocarburi.

Molti analisti ed “esperti” non si sono accorti infatti che il mercato mondiale delle autovetture ha raggiunto il suo massimo storico nel 2016 e da allora è in calo. Inoltre anche i chilometri percorsi tendono a non aumentare. Questi due fenomeni dipendono da:

a) saturazione del mercato delle auto,
b) invecchiamento della popolazione nei paesi ricchi – gli anziani guidano di meno perché non vanno ogni giorno al lavoro
c) maggiore durata delle auto
d) diffusione a livello mondiale di politiche locali o nazionali per disincentivare l’uso dell’auto e promuovere mezzi di trasporto alternativi come la bicicletta e il trasporto pubblico
d) crescita della congestione stradale nelle aree urbane che allunga i tempi di percorrenza e disincentiva l’utilizzo dell’auto a maggior ragione in presenza di alternative più veloci come la bici o la metropolitana.

In questo mercato automobilistico complessivamente in calo cresce però rapidamente la percentuale di veicoli che impiegano energia elettrica e non più derivati del petrolio come fonte di energia, per cui la tendenza è ad un calo della domanda di benzina, diesel ecc. Inoltre anche i motori tradizionali diventano più efficienti grazie ad esempio all’uso di motori ibridi e sistemi di “start and stop”.

Più di recente è diventato evidente anche l’impatto della politica di taglio dei prezzi di vendita da parte di Tesla e delle sue concorrenti cinesi, in particolare BYD. La loro strategia è di continuare a crescere rapidamente in termini di auto vendute all’anno così da sfruttare appieno le enormi fabbriche che hanno costruito negli ultimi anni per ridurre ulteriormente i loro costi di produzione delle batterie e dei veicoli.

Al momento l’impatto delle auto elettriche sui consumi mondiali di carburante è modesto, ma la tendenza è inevitabile e la motorizzazione elettrica prende piede anche in altri segmenti del mercato come gli autobus, i ciclomotori e più di recente i camion. Perfino i traghetti e le piccole imbarcazioni si stanno elettrificando per abbattere consumi e le emissioni inquinanti.

L’impatto della crisi economica globale

Già nel 2022 avevo scritto un articolo approfondito per spiegare che stavamo vivendo una crisi economica nascosta dovuta alla crisi del mercato finanziario Eurodollar e nel 2023 gli effetti si sono fatti sentire in maniera sempre più evidente con le crisi bancarie di Silicon Valley Bank e Credit Suisse ma anche con una crisi del debito che sta colpendo un numero crescente di paesi poveri o a medio reddito. Il 2024 è iniziato poi, come già anticipato, con la recessione in Germania, Giappone e Gran Bretagna più i problemi della Cina.

L’esplosione del debito ci ha permesso di continuare a crescere economicamente ancora per qualche anno, ma come si dice anche in gergo finanziario “the party is over“, la festa è finita, e ci aspettano anni di declino in termini di prodotto interno mondiale anche proprio perché l’era del petrolio e del gas naturale a basso costo è finita.

Le tendenze della demografia mondiale

Gli anni ’70 dello scorso secolo segnano una svolta nell’evoluzione demografica dell’umanità come spiegato dal brillante documentario intitolato “Birth Gap”. La crisi economica ed energetica provocata dall’embargo petrolifero del 1973 porta le famiglie italiane, giapponesi, tedesche e di molti altri paesi ricchi a guardare al futuro con maggiore pessimismo e le coppie ritardano il matrimonio e la nascita di figli, provocando un sensibile calo del numero di figli per donna. Questo fenomeno si ripete nei paesi dell’ex blocco sovietico con la caduta dell’URSS nei primi anni ’90.

Nel frattempo in Cina il regime comunista era estremamente preoccupato dal rischio di non riuscire a sfamare la sua popolazione se essa avesse continuato a crescere in maniera incontrollata. La decisione fu allora di introdurre nel 1979 la cosiddetta “politica del figlio unico” e fu fatta rispettare molto severamente nelle aree urbane con il doppio effetto di ridurre drasticamente la natalità ma anche di spingere le famiglie a scegliere di avere un figlio maschio mediante gli aborti selettivi. Si trattava di una preferenza culturale che si è rivelata tragica e controproducente perché in Cina adesso ci sono milioni di maschi che non possono trovare una compagna, ulteriormente riducendo la natalità futura.

A distanza di più di 40 anni la Cina si trova ad essere oggi il paese al mondo che invecchia più rapidamente con gravi conseguenze per il presente e il futuro. Paradossalmente i governanti locali avevano però di fatto un incentivo a sovrastimare la popolazione per ottenere più fondi dal governo centrale e così neanche il governo cinese sa con precisione quanti abitanti abbia la Cina e si moltiplicano i dubbi che il numero di nascite sia stato sopravvalutato per decenni.

La popolazione cinese potrebbe non aver mai raggiunto gli 1,4 miliardi ufficiali e sia in calo da diversi anni, ma ormai è troppo tardi per correre ai ripari perché ci sono troppe poche donne in età fertile per stabilizzare la popolazione che è destinata a scendere sotto il miliardo di abitanti in pochi decenni. Un destino simile sta colpendo altri paesi asiatici come il Giappone o la Corea del Sud e Taiwan.

Negli USA è stata invece in particolare la crisi economica iniziata nel 2008 a causare una tendenza al calo delle nascite mentre la pandemia Covid ha contemporaneamente rallentato l’emigrazione e fatto schizzare la mortalità. Stati Uniti e Canada hanno però una prospettiva demografica più sicura grazie al fatto che sono terre di forte immigrazione e questo attenua gli effetti del tasso di natalità in calo tra i residenti.

Più in generale a livello mondiale il fenomeno dell’urbanizzazione porta le famiglie a ridurre il numero di figli perché in città i figli hanno un costo elevato mentre invece in campagna sono braccia in più che possono aiutare in agricoltura o nell’allevamento. Per queste ed altre ragioni come l’aumento della scolarizzazione tra le donne e la diffusione della contraccezione, in tutto il mondo la natalità sta crollando, perfino in Africa.

Abbiamo superato ad esempio il cosidetto “Peak Child“, cioè il picco del numero dei bambini di età fino a 5 anni. Secondo questa fonte il picco è stato raggiunto nel 2017 con circa 690 milioni di bambini e nel 2024 siamo già scesi a 652 milioni. Il Peak Child è un momento cruciale nella storia dell’umanità perché garantisce che la popolazione umana sia destinata a diminuire nel vicino futuro. Nel 2012 c’è stato invece il picco assoluto delle nascite con un valore stimato di 144 milioni contro i 133 milioni del 2023.

Finora le previsioni demografiche dell’ONU sono state abbastanza affidabili, ma già oggi sappiamo che non avevano previsto quanto sarebbe stata rapida l’urbanizzazione africana e il conseguente calo della fertilità. Inoltre i demografi dell’ONU non sembra abbiano tenuto conto dei limiti della biosfera nel sostenere la popolazione umana. Potremmo quindi assistere ad una crescita della mortalità dovuta a caldo, umidità e altri effetti negativi della crisi climatica ed economica che ne deriva.

A peggiorare la situazione c’è il problema che nei paesi dove ci sono aree di forte emigrazione dei giovani, sia verso l’estero sia verso aree più ricche di opportunità all’interno dello stesso paese, la speranza di vita degli anziani “rimasti indietro” tende a diminuire sia perché peggiora l’assistenza sanitaria per mancanza di personale e denaro, sia perché gli anziani soffrono a livello psicologico la solitudine e il senso di inutilità per il fatto di essere abbandonati o di non avere più uno scopo.

Conclusione

Sono convinto che sia inutile fare previsioni sul prezzo del petrolio, troppe sono le variabili in gioco. Possiamo invece prevedere con una certa sicurezza che la produzione di petrolio continuerà a calare costantemente insieme al gas naturale che ha raggiunto il suo picco nel 2021.

Tra le tre fonti principali di energia fossile, il carbone è quella più abbondante e distribuita più equamente a livello geografico. C’è tanto carbone in Cina, Russia, Germania, Sud Africa, USA ecc. È anche relativamente semplice da estrarre, per cui temo che continuerà ad essere usato ancora molto a lungo, ma se l’economia mondiale dovesse entrare in recessione nel 2024 allora potremmo assistere già quest’anno al suo picco perché l’energia solare ed eolica e in misura minore il nucleare sono destinati a rubargli crescenti quote di mercato.

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